Cresce l’allarme dei cittadini e delle imprese per il caro bollette, contro cui questa mattina a Taranto Confcommercio si è fatta promotrice di un flash mob. È un problema serissimo che va affrontato, nel breve periodo attraverso un nuovo scostamento in bilancio – come abbiamo chiesto da tempo – che consenta di mettere in campo le misure di sostegno necessarie per dare respiro alle famiglie e alle tante attività economiche già messe a dura prova da questi anni di pandemia. Uno dei settori colpiti è il comparto agroalimentare, che assorbe oltre l’11% dei consumi energetici industriali totali. Le nostre aziende agricole, i nostri allevatori, in questa situazione rischiano di subire un contraccolpo da cui sarà difficile risollevarsi.
Dunque servono aiuti immediati, ma anche interventi nel lungo periodo, per portare il nostro paese, che è fortemente dipendente dalle importazioni sotto il profilo delle fonti d’energia, ad una maggiore autosufficienza. Si rende necessaria una riflessione approfondita sugli strumenti da mettere in campo per potenziare questo cammino, accompagnata dalla consapevolezza che, nonostante i tanti passi in avanti compiuti, scontiamo ritardi normativi inaccettabili. Gli ostacoli burocratici che impediscono di accelerare in questo campo sono ancora troppi e vanno superati in fretta. Un caso tra tutti, la mancata emanazione, attesa da anni, del decreto di incentivazione per le fonti rinnovabili per la produzione da biogas. Sappiamo che le agroenergie, di cui mi occupo principalmente come componente della Commissione agricoltura della Camera, sono un tassello importante nel percorso di transizione energetica, e che possono contribuire a raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione e insieme quello di renderci più autonomi a livello internazionale. Le imprese agricole, attraverso i residui organici delle produzioni, possono produrre biometano, una fonte energetica utile per usi domestici o industriali, per energia elettrica flessibile e per produrre biocarburante avanzato per i trasporti. Basti pensare che partendo dalla sola riconversione degli impianti biogas esistenti sul territorio si può liberare un potenziale produttivo di biometano pari a circa 3,5 miliardi di Smc (metri cubi standard) che potrà essere indirizzato verso diversi mercati. Lo sviluppo del biometano in Italia, se incoraggiato, è stimabile al 2030 in circa 6,5 miliardi di standard metri cubi, l’equivalente del consumo annuale di 4 milioni e mezzo di famiglie italiane.Le strade percorribili per evitare di trovarci in futuro a fronteggiare l’emergenza del caro energie, come sta accadendo oggi, ci sono, sono molte, e vanno percorse fino in fondo con una visione strategica che guarda il futuro.