Editoriale per La Gazzetta del Mezzogiorno

«𝗦𝗘𝗥𝗩𝗘 𝗨𝗡 𝗦𝗔𝗟𝗧𝗢 𝗗𝗜 𝗤𝗨𝗔𝗟𝗜𝗧𝗔̀ 𝗡𝗘𝗟𝗟’𝗔𝗚𝗘𝗡𝗗𝗔 𝗘𝗨𝗥𝗢𝗣𝗘𝗔𝗠𝗔𝗥𝗖𝗜𝗔 𝗔𝗟𝗧𝗔 𝗦𝗨𝗟𝗟𝗘 𝗥𝗜𝗡𝗡𝗢𝗩𝗔𝗕𝗜𝗟𝗜» 𝘥𝘪 𝘎𝘪𝘢𝘯𝘱𝘢𝘰𝘭𝘰 𝘊𝘢𝘴𝘴𝘦𝘴𝘦

Il tema delle energie rinnovabili sta occupando la scena del dibattito pubblico con una intensità che non si era mai riscontrata prima d’ora. La consapevolezza di quanto sia necessario investire ogni sforzo per la transizione energetica oggi sta assumendo una portata ancora più radicale. L’esplosione del drammatico conflitto bellico in Ucraina e le conseguenti sanzioni nei confronti della Russia – da cui il nostro Paese importa, tra le altre materie prime, circa il 45 per cento del gas (pari a 76 miliardi di metri cubi nel 2021) – stanno determinando una crisi energetica ed economica molto grave e difficile da fronteggiare.Il precipitare degli eventi impone un salto di qualità nell’agenda europea e nazionale nonché un passo di marcia molto più spedito sulla via maestra delle energie rinnovabili per aiutarci a costruire quella autonomia energetica che è di vitale importanza per la nostra comunità.

Sin dal mio ingresso in Parlamento nel 2018, ho sempre lavorato per sostenere le agroenergie, con la convinzione che possano svolgere un ruolo determinante per contrastare i cambiamenti climatici. Due tecnologie in particolare – il biogas e il biometano – rappresentano un esempio concreto di applicazione di economia circolare e dispongono di uno straordinario potenziale sia sul piano energetico che su quello della fertilità dei suoli.Purtroppo, in questi anni, non sono mancate le resistenze, anche sul piano ideologico, che ritengo frutto di carenza di informazioni ma che hanno alimentato pregiudizi fuorvianti sull’impatto di queste fonti rinnovabili. Un clima non favorevole, dunque, ha intralciato il superamento di ostacoli burocratici e ha ritardato l’emanazione di norme fondamentali per il loro sviluppo.Nonostante lo scenario politico non facile, sono riuscito con i miei colleghi a far approvare dal Parlamento diversi emendamenti di semplificazione, intervenendo per garantire la continuità produttiva dei piccoli impianti che rischiavano di cessare la loro attività, come accaduto anche nell’ultimo decreto Milleproroghe. Avessimo avuto maggiore convinzione e minori resistenze in passato, oggi potremmo attutire meglio il colpo della dipendenza di gas dall’estero e non ci ritroveremmo di certo a correre il rischio di operare passi indietro ricorrendo, seppur solo in fase emergenziale, alle centrali di carbone o ad investire risorse per potenziare le attività estrattive di metano dai giacimenti nazionali. Possibilità prefigurate dallo stesso Presidente Draghi nell’ultima informativa alla Camera e che interessano Puglia e Basilicata in particolare. Gli impianti di biogas, infatti, non solo garantiscono autosufficienza energetica alle aziende agricole produttrici, ma rendono disponibile energia elettrica e metano a beneficio di tante famiglie. Malgrado le difficoltà normative il settore biogas è riuscito a fare passi da gigante ed oggi conta sul territorio nazionale quasi 1.600 impianti che producono oltre 7 mila GWh di energia elettrica e che negli anni hanno attivato più di 3 miliardi di euro di investimenti, con un impatto importante anche sull’occupazione. In Puglia, gli impianti di bioenergie sono circa 75 per una produzione stimata per il solo biogas in 103Gw annui. Se saremo in grado di adottare opportune misure, gli impianti agricoli esistenti potrebbero garantire un incremento di produzione di 600 milioni di metri cubi di biogas da destinare al mercato elettrico, pari a circa il 15% dell’attuale produzione. Grazie ai fondi del PNRR, poi, potremo aumentare la produzione di biometano di oltre 4 miliardi di metri cubi entro il 2026, pari a circa il 30% dell’obiettivo che si è posto il Governo per sostituire le forniture di gas naturale dalla Russia. A regime, potremo produrre circa 6,5 miliardi di standard metri cubi, l’equivalente del consumo annuale di 4 milioni e mezzo di famiglie italiane. Verranno generati investimenti per 5 miliardi di euro, entrate fiscali pari a un miliardo, con un impatto positivo anche per l’occupazione: 16mila nuovi posti di lavoro stabili a cui si aggiunge l’indotto con circa 70-80 mila occupati in più. Ciò sarà possibile se i prossimi provvedimenti normativi, ad iniziare dal decreto per le Fonti Energetiche Rinnovabili (FER 2) che dovrebbe essere ormai in dirittura d’arrivo, conterranno misure che facilitino le aziende agricole che producono biogas elettrico e biometano, supportando queste con incentivi per piccoli impianti.Un altro strumento fondamentale per il settore è rappresentato dal decreto Biometano, previsto dal PNRR e anch’esso in fase di definizione. Sarà determinante evitare di escludere dagli incentivi quegli impianti che avevano già avviato investimenti. Ridurre le condizioni di accesso al nuovo regime, infatti, produrrebbe gli effetti opposti a quelli che vorremmo raggiungere e sarebbe un errore imperdonabile. Su queste ed altre misure ho depositato emendamenti al Dl Energia e ne presenterò altri nei successivi provvedimenti. Non c’è tempo da perdere. E se prima era il buon senso a motivare chi come me ha sempre pensato che il futuro fosse nelle energie rinnovabili, oggi è la realtà dei fatti ad imporci questo cammino in cui il Sud può essere protagonista.

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